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Paradiso 2009, le parole del medico e del compagno di Andrea

Sono tante le persone che hanno aiutato Andrea in questa ennesima avventura, una di queste è Giovanni Staffilano, medico sportivo cresciuto sotto l’ala dell’indimenticato Leonardo Vecchiet. La sua grande esperienza al seguito di atleti di indubbia caratura (è stato anche il punto di riferimento della nazionale azzurra di volley che ha dominato il panorama mondiale negli anni Novanta) è stata molto utile in questa circostanza.
«Avevo già accompagnato Andrea lo scorso anno quando ha salito il Monte Bianco – ci racconta – ma questa volta le difficoltà sono state maggiori. La rincorsa al record era cominciata in salita (è proprio il caso di dirlo) a causa delle pessime condizioni meteorologiche. La pioggia abbondante aveva reso scivoloso il terreno e questo poteva comportare un grosso stress per la schiena, che siamo comunque riusciti a gestire. La temperature, scese di 15 gradi in un solo giorno, hanno fatto il resto: il corpo umano non può adattarsi a cambiamenti così repentini e il fatto che Andrea ce l’abbia fatta significa che è un fenomeno».
Questo tipo di prestazione come va affrontato? «A differenza di quelle precedenti in questo caso si doveva fare i conti con una continua interruzione del gesto atletico, un elemento che provoca l’accumulo di sostanze tossiche a causa del ritorno venoso. Anche per questo, oltre che per il freddo, all’una di notte ho dovuto intervenire per contenere una contrattura al quadricipite sinistro. Le ultime cinque ore, poi, Andrea non ha più assunto alcun cibo solido, perché questo avrebbe comportato un sequestro sanguigno da parte dello stomaco a danno dei muscoli che devono lavorare».
Questa esperienza diventerà anche uno studio scientifico? «Sì, ho intenzione di portare tutti i dati delle analisi al congresso nazionale di medicina dello sport che si terrà a Capri nell’aprile del 2010».

Chi ha affiancato Andrea Daprai per buona parte delle salite è stato l’amico e compagno di avventure scialpinistiche Mirko Valentini. Una faticaccia anche la sua… «Beh, ho compiuto 17 salite delle 25 complessive a fianco di Andrea e sono felice che ce l’abbia fatta. La notte è stata dura, ma è stata bravo soprattutto con la testa a resistere alle avversità».
Cosa vi dicevate durante le ascese? «Quasi nulla, perché bisogna risparmiare le energie. Nei passaggi a secco lui stava davanti e io dietro, in quelli sulla neve avveniva il contrario, perché i passi erano già segnati dalle nostre orme e non serviva che lui dettasse il ritmo».

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